Il parco naturale regionale del fiume SILE. Un parco sull'acqua, un parco per l'acqua. RIC. CL. IV
Il SILE è il più lungo fiume di risorgiva d’Europa, nasce e scorre interamente nella dolce pianura veneta, fra Treviso e Venezia. Un fiume quindi del tutto originale, con caratteristiche quanto mai interessanti, meritevoli di essere tutelate da un parco.
Ambienti umidi di grande interesse, accanto alle testimonianze della vita e del secolare lavoro dell’uomo, in “simbiosi” con il fiume stesso.
Il Sile nasce da risorgive, localmente chiamate fontanassi, per il diverso comportamento – riferito all’acqua - dei terreni dell'alta e della bassa pianura trevigiana: in pratica, le acque che scorrono nel sottosuolo dell'alta pianura (falda freatica) al contatto con i depositi argillosi e impermeabili della bassa pianura, sono costrette a risalire in superficie, formando appunto le risorgive: vere "sorgenti di pianura", che nel Trevigiano danno origine al Sile e a numerosi corsi d’acqua minori.
La portata d’acqua costante e la corrente moderata lo hanno reso costantemente navigabile e facilmente sfruttabile ai fini idraulici, come testimoniano i numerosi mulini presenti.
La temperatura dell’acqua delle risorgive varia dagli 8 - 9 gradi dei mesi invernali, ai 14 - 15 dei mesi estivi. Inoltre, grazie al limitatissimo bacino idrografico, non vi sono fenomeni di dilavamento dei terreni e il trasporto di materiale solido è quasi del tutto assente, consentendo alle acque di mantenere a lungo una straordinaria trasparenza.
Il primo tratto del fiume, pressoché rettilineo, è il più interessante dal punto di vista naturalistico, ancora in buona parte integro, con la zona delle sorgenti, ricca di boschi, pozze, aree umide e prati, con rive basse e paludose.
Da non perdere la "Grande Quercia", uno splendido, isolato esemplare di Farnia, dal quale è possibile raggiungere tutta una serie di suggestivi biotipi, tra cui la cosiddetta torbiera.
Ma l’ambiente forse più interessante, ricco di specie animali e vegetali, è senz’altro la "Palude", l’ultimo lembo sopravvissuto alle secolari opere di bonifica, che si conclusero solo negli anni ’60 del ‘900.
Dopo Treviso il fiume diventa più tortuoso, con numerosi meandri, assumendo un aspetto nettamente diverso, "meno naturale e più addomesticato", con slarghi, rami secondari, alti argini, ex cave che formano laghetti, folti pioppeti, coltivazioni e nobili ville immerse nel verde.
Le sponde naturali lasciano il posto a un sistema di alzaie (o restere) che, necessarie un tempo per trainare da riva le grosse barche che risalivano la corrente, sono oggi molto frequentate da chi ama passare il tempo libero all'aria aperta: naturalisti, sportivi, famiglie con bambini, nonni…
Luoghi rilassanti, a contatto con la natura, ma anche con le testimonianze del secolare lavoro dell’uomo. Senza dimenticare che il modo migliore per visitare il parco è percorrere il fiume in barca, scoprendo i suoi mille angoli nascosti o a piedi e in bicicletta lungo le restere con le piste ciclabili che collegano Quarto D’Altino a Treviso.
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